Il tango era effettivamente
un quattro tempi ma per complicarlo era stato imbottito
di figure che lasciavano sulla pista una traccia somigliante
ad uno slalom. L'esecuzione comprendeva il famoso "esitato"
proveniente dal valzer inglese, tipo il grandioso Valzer
delle Candele. Non c'era niente di facile e soprattutto
il "quattroballi" era una combinata che metteva
alla prova l'abilità dei ballerini. Nicola era bravo.
Era uno di Porta Genova, il quartiere dei migliori ballerini,
zeppo di scuole e di sale. Abitava in Via Gaudenzio Ferrari
e il suo primo maestro era stato " la bella Bruna",
conosciuto in tutta la città per la sua bravura oltre
che per le sue tendenze.
Insomma un ballerino come
Nicola non poteva disertare uno spettacolo di tango. Come
è cominciata la musica e sul palcoscenico sono apparse
sei coppie di tangueros, ha capito di esser stato contagiato.
Il giorno dopo, domenica, si é ripresentato con la
cinepresa ma c'era il divieto di usarla e gliel'hanno restituita
soltanto all'uscita.
Nei giorni successivi la
sciura Carla ha parlato dello spettacolo con le sue amiche.
Fra queste c'era Liliana Duca, un'artista di teatro che
aveva sposato Renzo Casali, poeta, regista, scrittore. L'aveva
sposato in Argentina, dove Renzino era arrivato dalla Toscana
a soli tre anni. Lei era proprio porteña. Quando
hanno pensato di lasciare Buenos Aires alla ricerca di un
teatro diverso, sono andati a Praga. Dopo tre anni non si
sentivano troppo felici e si erano spostati a Milano. In
Piazza Napoli, dove c'é adesso il cinema Ducale,
avevano creato un luogo d'incontro per artisti che avevano
chiamato la Comuna Baires. All'alba del 2010 è la
milonga più desiderata dai tanguistas di Milano.
Ha cambiato indirizzo, ora si trova a Porta Ticinese, Via
Parenzo 7. Per entrare bisogna fare la fila, come accadeva
a Buenos Aires circa cento anni fa quando il tango è
entrato a poco alla volta nei circoli con un nome generalmente
italiano che aprivano le porte di domenica.
Liliana Duca era ammiratissima
dalla sciura Carla perché faceva tante cose belle.
Collaborava con una radio libera, si dedicava ai Fiori di
Bach, praticava yoga, aveva un'attività dedicata
alla salute delle donne presso il Comune di Milano. Naturalmente
oltre a fare l'attrice: il palcoscenico era la sua felicità,
era splendida. Le bastava anche un palcoscenico non più
grande del tavolino di un bar, anche un retrobottega o un'officina
potevano trasformarsi, con la magia dell'arte, in un grande
teatro. Così molti la ricordano proprio in un bar
con il frac e la sigaretta tra le labbra nella parte di
un giovin signore abbandonato ai piaceri della vita mondana.
Recitava, cantava, ballava. E alla fine gli applausi facevano
tremare le bottiglie e i bicchieri. Ballava anche il tango
e quando Doña Liliana andava a trovare la sciura
Carla, Nicola saltava improvvisamente fuori per incanto
e le proponeva di fare assieme due passi. Due passi oggi,
due domani e così via: Nicola quasi senza accorgersene
stava voltando le spalle al ballo ambrosiano per trasformarsi
in un tanguero. E' in questi momenti che ha cominciato a
"mettere la musica" anche se allora non immaginava
come il tango sarebbe entrato nel suo futuro.
Aveva una piccola ditta di
viti e bulloni e aveva trovato una bella casa a Cesano Boscone,
ad una spanna da Milano Sud. Nelle sale della zona la pila
del ballo ambrosiano si è proprio esaurita e c'é
stato qualcosa che l'ha portato via del tutto dai valzer
e dalle polke, l'avvento sulla scena milanese nel 1990 di
Silvia Vladimivsky. La coreografa argentina aveva annunciato
lezioni di tango al 121 di Corso di Porta Romana, nella
scuola di teatro di Raul Manso, un altro attore proveniente
da Buenos Aires. Si fermava a Milano il sabato e la domenica
e poi si metteva in viaggio per andare a insegnare a Torino,
Verona, Bologna. Nicola all'inizio l'ammirava. Poi, quando
l'ha messo fra gli intermedi senza farlo passare dai principianti,
l'ha adorata: Una vera promozione sul campo. Naturalmente
ballava il tango a tre metri dal pavimento e si prodigava
per insegnarlo a quelli che stavano cominciando. Era una
bella squadra, destinata ad ingrandirsi. Ciò é
successo poco dopo, quando é apparso in pista Alberto
Colombo, appassionatissimo e trascinatore. Nicola era il
maestro, ruolo che piaceva pure ad Alberto Colombo che nelle
prime ore del pomeriggio era già libero dal lavoro
in banca. Era un bel vantaggio. I due parlottano e prendono
una decisione: per evitare una possibile confusione il maestro
sarebbe stato Alberto. Così sulla spinta di Silvia
Vladimisky è partito il tango a Milano. Soprattutto
é partita la prima scuola di tango. Importantissima,
perché ogni sei mesi la coreografa spariva, inghiottita
dal teatro, ed i milanesi restavano soli. La sorella di
Alberto si occupava di danza in un'altra organizzazione
ed ha cominciato a mandargli un sacco di allievi. Ma quel
piccolo tempio del tango aveva le ore contate. I costi per
l'affitto erano aumentati e sopra la sala c'erano tutte
le abitazioni. L'esigenza del sonnellino pomeridiano non
si accordava col bandoneón di Anibal Troilo. Bisognava
traslocare al più presto, ma dove? Le case a Milano
erano carissime, come adesso.
A Nicola viene l'idea di andare a parlare con un assessore
al Comune di Cesano Boscone che non lo lascia neanche finire:
- Mi dispiace signor Gangai ma noi per i privati non possiamo
far niente.
- E allora?
- Andate a ballare da un 'altra parte
- Va be'
- Oppure...
- Siiiii?
- Create una società e venite a propormela, le cose
potrebbero cambiare Nicola si é calato nella parte
e da una notte insonne ha tirato fuori gli "Amici dell'Argentina",
motivando la creazione della società con parole che
non sarebbero venute in mente neanche a Borges (forse).
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L'assessore
ne è rimasto colpito e gli ha dato una palestra in
fondo alla Via Roma. Gratis, come Nicola aveva sperato. All'inizio
l'unico problema era la custode che aveva le chiavi e che
alla domenica aveva la sua giornata libera. Per tenerla lì
bisognava darle 20 mila lire, 800 o 1000 lire a testa, si
poteva fare. Ma poi è divenuta quasi un ostacolo la
lontananza dei tangueros da Cesano Boscone. Dopo i primi tempi
di grande entusiasmo qualcuno ha cominciato a non frequentare
più, poi le assenze sono aumentate. Ma la lampadina
di Nicola si accende un'altra volta.
Aveva gli indirizzi di tutti e di tutte. Disegna una mappa
di Milano e comincia a infilare delle bandierine: verdi se
sono donne, bianche se sono uomini. Nasce, in un certo senso,
il tangotaxi. I passaggi automobilistici organizzati salvano
il tango milanese per la seconda volta.
Ed ecco che quando arriva l'estate le scuole chiudono e la
palestra, che faceva appunto parte
di una scuola, fa la stessa fine. Ma che destino ! Sembra
una lotta per sopravvivere e che il destino questa volta abbia
il sopravvento. Ma Nicola é un combattente. Gli viene
l'idea di organizzare una signora festa e questa volta bisogna
ringraziare i vigili urbani di Cesano Boscone che mettono
a disposizione la loro palazzina. Nicola porta i dolci e una
torta confezionata dalla sciura Carla. E poi mette la musica
dalle due del pomeriggio alle otto di sera. I tangueros milanesi
sono felici anche se le prospettive sono nella nebbia.Ci sarà
un nuovo trasloco? Ma dove?
Alberto Colombo che forse intravedeva un futuro di solo tango
si è messo a frugare in tutta Milano ed ha trovato
uno spazio a Porta Vigentina, in Via Pietrasanta. Era un'altra
scuola di teatro, sfortunatamente non autorizzata. La paura
di venire buttati fuori é durata due mesi, poi sono
arrivati i vigili. Ma Alberto Colombo nel frattempo aveva
ottenuto la disponibilità dell'Arci di Via Bellezza,
ancora una volta nella zona di Porta Romana E' stato comunque
in Via Pietrasanta che ha fatto le sue prime apparizioni Osvaldo
Roldan che arrivava da Rosario con Rosanna Remon, seguita
poco dopo da Marina Fuhr, tutte e tre cresciuti nella stessa
scuola.
Nel 1995 in Viale Monza sorge
il Tangoy, un monumento nella storia del tango milanese. I
protagonisti sono Giuseppe Blanco, Walter Garro e Roberto
Manfredi e... Nicola Gangai. I quattro mettono la musica a
rotazione. Quando non mette su i tanghi Nicola va comunque
al Tangoy a ballare: venerdì al Tangoy, martedì
al Bellezza.Nel 1996 vola a Buenos Aires a fare rifornimento
di tanghi. E qui per la prima volta vede i ballerini che danzano
abbracciati: ne resta fulminato.
Quando torna a Milano con le
sue valige zeppe di musica mostra il tango che aveva appena
visto in Argentina. Tutte le ragazze vogliono provare. A loro
piace, lo stile "chiuso" diventa un'esigenza. Osvaldo
Roldan che stava insegnando tango salón in Via Fauché
(la scuola di Mara Terzi) e che per la Fratelli Fabbri aveva
appena ultimatum un VHS didattico, si orienta con decisione
verso il cosiddetto tango milonguero.La conversione di Rosanna
Remon arriverà due anni dopo mentre Marina Fuhr lasciava
scegliere agli allievi il modo preferito di ballare.
Una notte Roberto Manfredi arriva al Tangoy con un computer.
Dentro ha messo mille tanghi. E' un'altra rivoluzione. Anche
Nicola se ne procura subito uno. Il primo di una bella serie.
La tortura di andare a metter musica con la valigia era finita
o stava finendo dappertutto.
Nicola ha fatto il discjockey al Tangoy per tanti anni. Poi
ha preso altre strade, cittadine e non solo, mentre il tango
cresceva in tutte le grandi città e cominciava a lambire
quelle un po' meno grandi. Ora è dappertutto ed una
milonga sta per aprire anche a Cesano Boscone. In pochissimi
sanno che, in realtà, sarebbe la seconda.
Nel suo computer, ultimo della collezione, i tanghi sono diventati
2000. Il più bello?
Gli piace La canchera, un tango composto nel 1923 da Julio
Pollero, figlio del baritono italo-uruguayo Emilio, violinista
di Francisco Canaro all'Abdulla Club.
Nel tango due violini intrecciano le loro voci, Nicola dice
con trasporto poetico che si sono innamorati e che si parlano
- Cosa fai questa sera?
- Non saprei
- Allora vengo a trovarti?
- Ma magari non mi trovi
- Si che ti trovo, non vorrai nasconderti...
Insomma c'é questa scena immaginaria di corteggiamento
che si allunga fin quando i due violini (violino e violina)
si baciano stretti stretti.
Nicola è un discjockey romantico e sentimentale. Anche
un po' poeta. I suoi mini-tanghi composti con le parole dei
titoli stanno per entrare nella letteratura argentina e per
diventare dei grandi cartelli artistici a corredo di iniziative
popolari che l'Orchestra di Buenos Aires sta già organizzando.
Nicola ce ne regala uno:
Tenia La
Guitarrita
y tocaba La
Cumparsita
ma en
Esta noche de luna
no estava Ninguna
(mdm- dicembre 2009)
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