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testo di Massimo Di Marco

Nicola Gangai

Milano 1988, l'epoca dei primi passi argentini
Il disc jockey numero 1 del tango

Nicola Gangai
Nella tana di Cesano Boscone, periferia di Milano
 
Nicola Gangai e il suo
tango-computer
 
Nicola Gangai
Nicola Gangai con un
" disco de pasta"
 
dj Nicola Gangai
Nicola Gangai collezionista

dj tango Promenade tra i ricordi di Nicola Gangai, il primo
"che ha messo la musica".
Con 2200 tanghi sottobraccio ora rimbalza tra le milonghe. Negli intervalli ascolta i violini che si scambiano parole d'amore e con i titoli dei tanghi, a gruppi di quattro, scrive poesie sorprendenti. Ognuna è una piccola storia. Anzi, un altro piccolo tango

Divide la sua stanza del tango nell'hinterland milanese con una nipotina di sei anni che ha subito messo le cose in chiaro appiccicando sulla porta un grande cartello: qui dentro non si fuma! Perciò lì dentro non c'é neanche l'ombra di una sigaretta. Del resto, non si saprebbe dove metterla perchè tra i cidì da una parte e i disegnini dall'altra, non c'é più un millimetro. I cidì ( 10 mila tanghi, compresi quelli d'ascolto) sono divisi per orchestra in ordine alfabetico e 2200 tanghi sono anche infilati in un computer riservato alla musica. Ognuno ha preso posto in una tanda, alloggiata a propria volta in una playlist sempre pronta all'uso con le cortine già predisposte nelle sequenze che dividono 4 tanghi da 3 vals o da 3 milongas. In totale le playlist sono 38. Grosso modo quando Nicola Gangai esce di casa con il computer a tracolla, si porta dietro i tanghi sufficienti per alimentare una milonga infinita.

Le cose sono un po' cambiate da quando si ficcava in tasca un paio di cidi fatti in casa, con tangacci rubacchiati qua e là. Era l'epoca dei primi passi, era un tango ancora acerbo ma a Nicola bastava per sentirsi incendiato dalla passione che lo aveva catturato un giorno del 1988, un sabato. Al Teatro Tenda di San Siro era arrivata una compagnia di tango, aveva deciso di andare a vedere lo spettacolo, c'era anche la sciura Carla, sua moglie. E anche la sua ballerina di ballo ambrosiano, specialità più milanese della cotoletta, un ventaglio di balli tutti ballati come se fossero quattro tempi ma che in realtà erano tre, tipo il valzer, la mazurca o la polca.

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Note telegrafiche sui 10 disc jockey che hanno partecipato alla nostra proposta. Sono in ordine alfabetico meno il capostipite.
  Felix Picherna
  El Actor
  Nicola Gangai
  Giuppi e Domi
  Alfredo Granado
  Antonio Lalli
  Lulamiao
  Punto y Branca
  Anna Schiffino
  Gabi Soda
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Il tango era effettivamente un quattro tempi ma per complicarlo era stato imbottito di figure che lasciavano sulla pista una traccia somigliante ad uno slalom. L'esecuzione comprendeva il famoso "esitato" proveniente dal valzer inglese, tipo il grandioso Valzer delle Candele. Non c'era niente di facile e soprattutto il "quattroballi" era una combinata che metteva alla prova l'abilità dei ballerini. Nicola era bravo. Era uno di Porta Genova, il quartiere dei migliori ballerini, zeppo di scuole e di sale. Abitava in Via Gaudenzio Ferrari e il suo primo maestro era stato " la bella Bruna", conosciuto in tutta la città per la sua bravura oltre che per le sue tendenze.

Insomma un ballerino come Nicola non poteva disertare uno spettacolo di tango. Come è cominciata la musica e sul palcoscenico sono apparse sei coppie di tangueros, ha capito di esser stato contagiato. Il giorno dopo, domenica, si é ripresentato con la cinepresa ma c'era il divieto di usarla e gliel'hanno restituita soltanto all'uscita.

Nei giorni successivi la sciura Carla ha parlato dello spettacolo con le sue amiche. Fra queste c'era Liliana Duca, un'artista di teatro che aveva sposato Renzo Casali, poeta, regista, scrittore. L'aveva sposato in Argentina, dove Renzino era arrivato dalla Toscana a soli tre anni. Lei era proprio porteña. Quando hanno pensato di lasciare Buenos Aires alla ricerca di un teatro diverso, sono andati a Praga. Dopo tre anni non si sentivano troppo felici e si erano spostati a Milano. In Piazza Napoli, dove c'é adesso il cinema Ducale, avevano creato un luogo d'incontro per artisti che avevano chiamato la Comuna Baires. All'alba del 2010 è la milonga più desiderata dai tanguistas di Milano. Ha cambiato indirizzo, ora si trova a Porta Ticinese, Via Parenzo 7. Per entrare bisogna fare la fila, come accadeva a Buenos Aires circa cento anni fa quando il tango è entrato a poco alla volta nei circoli con un nome generalmente italiano che aprivano le porte di domenica.

Liliana Duca era ammiratissima dalla sciura Carla perché faceva tante cose belle. Collaborava con una radio libera, si dedicava ai Fiori di Bach, praticava yoga, aveva un'attività dedicata alla salute delle donne presso il Comune di Milano. Naturalmente oltre a fare l'attrice: il palcoscenico era la sua felicità, era splendida. Le bastava anche un palcoscenico non più grande del tavolino di un bar, anche un retrobottega o un'officina potevano trasformarsi, con la magia dell'arte, in un grande teatro. Così molti la ricordano proprio in un bar con il frac e la sigaretta tra le labbra nella parte di un giovin signore abbandonato ai piaceri della vita mondana. Recitava, cantava, ballava. E alla fine gli applausi facevano tremare le bottiglie e i bicchieri. Ballava anche il tango e quando Doña Liliana andava a trovare la sciura Carla, Nicola saltava improvvisamente fuori per incanto e le proponeva di fare assieme due passi. Due passi oggi, due domani e così via: Nicola quasi senza accorgersene stava voltando le spalle al ballo ambrosiano per trasformarsi in un tanguero. E' in questi momenti che ha cominciato a "mettere la musica" anche se allora non immaginava come il tango sarebbe entrato nel suo futuro.

Aveva una piccola ditta di viti e bulloni e aveva trovato una bella casa a Cesano Boscone, ad una spanna da Milano Sud. Nelle sale della zona la pila del ballo ambrosiano si è proprio esaurita e c'é stato qualcosa che l'ha portato via del tutto dai valzer e dalle polke, l'avvento sulla scena milanese nel 1990 di Silvia Vladimivsky. La coreografa argentina aveva annunciato lezioni di tango al 121 di Corso di Porta Romana, nella scuola di teatro di Raul Manso, un altro attore proveniente da Buenos Aires. Si fermava a Milano il sabato e la domenica e poi si metteva in viaggio per andare a insegnare a Torino, Verona, Bologna. Nicola all'inizio l'ammirava. Poi, quando l'ha messo fra gli intermedi senza farlo passare dai principianti, l'ha adorata: Una vera promozione sul campo. Naturalmente ballava il tango a tre metri dal pavimento e si prodigava per insegnarlo a quelli che stavano cominciando. Era una bella squadra, destinata ad ingrandirsi. Ciò é successo poco dopo, quando é apparso in pista Alberto Colombo, appassionatissimo e trascinatore. Nicola era il maestro, ruolo che piaceva pure ad Alberto Colombo che nelle prime ore del pomeriggio era già libero dal lavoro in banca. Era un bel vantaggio. I due parlottano e prendono una decisione: per evitare una possibile confusione il maestro sarebbe stato Alberto. Così sulla spinta di Silvia Vladimisky è partito il tango a Milano. Soprattutto é partita la prima scuola di tango. Importantissima, perché ogni sei mesi la coreografa spariva, inghiottita dal teatro, ed i milanesi restavano soli. La sorella di Alberto si occupava di danza in un'altra organizzazione ed ha cominciato a mandargli un sacco di allievi. Ma quel piccolo tempio del tango aveva le ore contate. I costi per l'affitto erano aumentati e sopra la sala c'erano tutte le abitazioni. L'esigenza del sonnellino pomeridiano non si accordava col bandoneón di Anibal Troilo. Bisognava traslocare al più presto, ma dove? Le case a Milano erano carissime, come adesso.
A Nicola viene l'idea di andare a parlare con un assessore al Comune di Cesano Boscone che non lo lascia neanche finire:
- Mi dispiace signor Gangai ma noi per i privati non possiamo far niente.
- E allora?
- Andate a ballare da un 'altra parte
- Va be'
- Oppure...
- Siiiii?
- Create una società e venite a propormela, le cose potrebbero cambiare Nicola si é calato nella parte e da una notte insonne ha tirato fuori gli "Amici dell'Argentina", motivando la creazione della società con parole che non sarebbero venute in mente neanche a Borges (forse).

L'assessore ne è rimasto colpito e gli ha dato una palestra in fondo alla Via Roma. Gratis, come Nicola aveva sperato. All'inizio l'unico problema era la custode che aveva le chiavi e che alla domenica aveva la sua giornata libera. Per tenerla lì bisognava darle 20 mila lire, 800 o 1000 lire a testa, si poteva fare. Ma poi è divenuta quasi un ostacolo la lontananza dei tangueros da Cesano Boscone. Dopo i primi tempi di grande entusiasmo qualcuno ha cominciato a non frequentare più, poi le assenze sono aumentate. Ma la lampadina di Nicola si accende un'altra volta.
Aveva gli indirizzi di tutti e di tutte. Disegna una mappa di Milano e comincia a infilare delle bandierine: verdi se sono donne, bianche se sono uomini. Nasce, in un certo senso, il tangotaxi. I passaggi automobilistici organizzati salvano il tango milanese per la seconda volta.
Ed ecco che quando arriva l'estate le scuole chiudono e la palestra, che faceva appunto parte
di una scuola, fa la stessa fine. Ma che destino ! Sembra una lotta per sopravvivere e che il destino questa volta abbia il sopravvento. Ma Nicola é un combattente. Gli viene l'idea di organizzare una signora festa e questa volta bisogna ringraziare i vigili urbani di Cesano Boscone che mettono a disposizione la loro palazzina. Nicola porta i dolci e una torta confezionata dalla sciura Carla. E poi mette la musica dalle due del pomeriggio alle otto di sera. I tangueros milanesi sono felici anche se le prospettive sono nella nebbia.Ci sarà un nuovo trasloco? Ma dove?
Alberto Colombo che forse intravedeva un futuro di solo tango si è messo a frugare in tutta Milano ed ha trovato uno spazio a Porta Vigentina, in Via Pietrasanta. Era un'altra scuola di teatro, sfortunatamente non autorizzata. La paura di venire buttati fuori é durata due mesi, poi sono arrivati i vigili. Ma Alberto Colombo nel frattempo aveva ottenuto la disponibilità dell'Arci di Via Bellezza, ancora una volta nella zona di Porta Romana E' stato comunque in Via Pietrasanta che ha fatto le sue prime apparizioni Osvaldo Roldan che arrivava da Rosario con Rosanna Remon, seguita poco dopo da Marina Fuhr, tutte e tre cresciuti nella stessa scuola.

Nel 1995 in Viale Monza sorge il Tangoy, un monumento nella storia del tango milanese. I protagonisti sono Giuseppe Blanco, Walter Garro e Roberto Manfredi e... Nicola Gangai. I quattro mettono la musica a rotazione. Quando non mette su i tanghi Nicola va comunque al Tangoy a ballare: venerdì al Tangoy, martedì al Bellezza.Nel 1996 vola a Buenos Aires a fare rifornimento di tanghi. E qui per la prima volta vede i ballerini che danzano abbracciati: ne resta fulminato.

Quando torna a Milano con le sue valige zeppe di musica mostra il tango che aveva appena visto in Argentina. Tutte le ragazze vogliono provare. A loro piace, lo stile "chiuso" diventa un'esigenza. Osvaldo Roldan che stava insegnando tango salón in Via Fauché (la scuola di Mara Terzi) e che per la Fratelli Fabbri aveva appena ultimatum un VHS didattico, si orienta con decisione verso il cosiddetto tango milonguero.La conversione di Rosanna Remon arriverà due anni dopo mentre Marina Fuhr lasciava scegliere agli allievi il modo preferito di ballare.
Una notte Roberto Manfredi arriva al Tangoy con un computer. Dentro ha messo mille tanghi. E' un'altra rivoluzione. Anche Nicola se ne procura subito uno. Il primo di una bella serie. La tortura di andare a metter musica con la valigia era finita o stava finendo dappertutto.
Nicola ha fatto il discjockey al Tangoy per tanti anni. Poi ha preso altre strade, cittadine e non solo, mentre il tango cresceva in tutte le grandi città e cominciava a lambire quelle un po' meno grandi. Ora è dappertutto ed una milonga sta per aprire anche a Cesano Boscone. In pochissimi sanno che, in realtà, sarebbe la seconda.
Nel suo computer, ultimo della collezione, i tanghi sono diventati 2000. Il più bello?
Gli piace La canchera, un tango composto nel 1923 da Julio Pollero, figlio del baritono italo-uruguayo Emilio, violinista di Francisco Canaro all'Abdulla Club.
Nel tango due violini intrecciano le loro voci, Nicola dice con trasporto poetico che si sono innamorati e che si parlano
- Cosa fai questa sera?
- Non saprei
- Allora vengo a trovarti?
- Ma magari non mi trovi
- Si che ti trovo, non vorrai nasconderti...
Insomma c'é questa scena immaginaria di corteggiamento che si allunga fin quando i due violini (violino e violina) si baciano stretti stretti.
Nicola è un discjockey romantico e sentimentale. Anche un po' poeta. I suoi mini-tanghi composti con le parole dei titoli stanno per entrare nella letteratura argentina e per diventare dei grandi cartelli artistici a corredo di iniziative popolari che l'Orchestra di Buenos Aires sta già organizzando. Nicola ce ne regala uno:

Tenia La Guitarrita
y tocaba La Cumparsita
ma en Esta noche de luna
no estava Ninguna

(mdm- dicembre 2009)

 

 
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