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Cafetin
de Buenos Aires (1947) |
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Recensioni di
Maria Antonietta Mazzei
Attore, drammaturgo, cantante, ma soprattutto poeta:
Enrique Santos Discepolo (1901-1951) è, dunque, un artista
completo. Rimasto orfano da piccolo e allevato da suo
fratello e da alcuni zii ricchi che non furono capaci
di dargli serenità e spensi eratezza, recuperò il tempo
perduto quando sposò una cantante di tango, Tania, con
cui ebbe una relazione solida e serena fino alla sua
morte precoce. Figlio e fratello di musicisti, pur non
avendo studiato musica, Discepolo componeva "ad orecchio".
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Da sempre ha suscitato grande
interesse sia in ambito filosofico che letterario, per le
tematiche affrontate e per il loro valore esistenziale ed
universale:il pessimismo, la depressione,il suicidio come
unico sbocco risolutivo,lo scetticismo,la denuncia della società
e l'impegno politico (conobbe e aderì al peronismo durante
il servizio militare,in Cile). Sicuramente non c'è niente
di più filosofico e poetico dell'immagine del piccolo Caffè
di Bs As (il bar Oberdam nel quartiere Once,Balvanera) che
diventa una scuola di vita in cui scorrono,una dietro l'altra,esperienze,illusioni,rinunce
e amare constatazioni.
Discepolo scrive Cafetìn de
Buenos Aires nel 1947 con Mores (assieme avevano già scritto
"Uno" nel 1941) e ne esce un piccolo quadro di vita in cui
nascono,vivono, ma soprattutto muoiono i sogni di un ragazzino,
incuriosito da ciò che vede dall'esterno. Il superamento della
vetrina,che separa,ma, allo stesso tempo, avvicina alla vita
matura,rappresenta il passaggio da bambino -che guarda- a
uomo adulto -che vive. Ma questo superamento è anche duro
confronto con la realtà:e così il freddo che gela il piccolo
naso si trasforma,nel bambino divenuto uomo,in male di vivere
(una sorta di gelo esistenziale). L'intera canzone-poesia
si sviluppa su un'alternanza di immagini positive e negative:da
una parte il bimbo con le sue curiosità e le sue speranze,il
Caffè,protettivo come una madre,gli amici (dono prezioso e
sacro,della cui mancanza,alla fine della sua vita,soffrì tantissimo);dall?altra
le amarezze,i sogni ingrigiti,le pene, l'ubriacatura,la stanchezza...la
realtà.
Da luogo di attrazione il Caffè
diventa scuola di vita ma anche rifugio,non sufficiente però
a dargli la forza per lottare. La poesia si chiude infatti
con una fredda e lucida constatazione:gli occhi che prima
erano attratti con tanta curiosità dalla vita,ora (chiusi)
non hanno più voglia di guardare,ancora una volta,al di là
del vetro.Ed è così,in effetti,che se ne è andato,ancora giovane....Tania
ha detto: "E? morto perchè voleva morire". "Cafetin de Buenos
Aires" fu scritta per il film "Corrientes...! Calle de ensuenos",diretto
da Roman Vinoly Barreto e Enrique Delfino ed interpretato
da Mariano Mores,Yeya Duciel, Judith Sulian, Lydia Quintana,
Maruja Roig, Blackie ed altri.
Debuttò sul grande schermo
il 29 settembre del 1949.Furono eseguite diverse incisioni
della canzone: Osvaldo Cordò (20 luglio 1947) con l'orchestra
di Fresedo,Tania (1 luglio 1948) con l?orchestra di Hector
Stamponi,Anibal Troilo (8 luglio 1948)con la sua orchestra
e con Edmundo Rivero,Piazzolla (25 novembre 1948) con Alberto
Fontan Luna. |