Indimenticabile |
Avete conosciuto, parlato, ballato
con Carlos Gavito?
Ricordatelo con qualche
parola in questo Album che raccoglie le vostre voci.
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ogni altra informazione via e-mail a:
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Did you meet, talked or danced
with Carlos Gavito?
Remember him with a few
words in this space which was specifilcally created
to keep his memory alive and collect your voices. Many
thanks.
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Antonio
Lalli, Roma
- Negli anni '90 io,
Bettina Geiken e Paola Palaia eravamo tra
i pochi a recarsi in vacanza a Buenos Aires.
All'epoca andare a Buenos Aires era come andare
a New York. Era costosissimo a causa della
parità tra peso e dollaro. Non vi era
stato ancora il boom del tango. Naveira cominciava
a farsi conoscere allora e la comunità
tanguera era un vero microcosmo. Ci si conosceva
tutti. Le milonghe non erano tantissime ed
ogni sera ci si ritrovava. La più importante
allora era L'Almagro che era aperta 3-4 giorni
la settimana. Grazie a Bettina avevamo posta
elettronica e sito,in anticipo ai tempi. Pertanto
molti maestri argentini che venivano in tournèe
in Europa e che volevano passare per Roma
ci contattavano per organizzare loro stage
o esibizioni al Giardino del Tango.Nella primavera
del 2000 mi arrivò una mail da "un
tal Carlos Gavito" (così sarebbero
state intitolate le videocassette prodotte
con il canale tv "Solo Tango").
Mi informava che sarebbe stato a giugno a
Roma al Sistina con lo spettacolo "Forever
Tango" e mi proponeva di organizzargli
delle lezioni con la sua partner Marcela Duran.
Mi propose altresì delle condizioni
economiche vantaggiose e mi disse, questa
frase mi colpì, che non me ne sarei
pentito.
Aveva ragione. Grazie a lui, per noi fu un'autentica
scoperta, cambiammo il nostro modo di ballare
e di insegnare. Scegliemmo lo stile milonguero,
l'abbraccio chiuso.
Gavito divenne famoso negli ultimi anni della
sua vita. Il suo stile inconfondibile ed inimitabile
era basato sulle pause. Diceva che il tango
si ballava nella pausa tra un passo e l'altro.
E dire che da giovane era invece famoso per
la rapidità dei suoi piedi.
Il 1° luglio ricorre il secondo anniversario
della sua morte. Sabato 30 giugno al Giardino
del Tango lo ricorderemo proponendo i tanghi
e le milonghe delle sue orchestre preferite:
Anibal Troilo con Floreal Ruiz, Angel Vargas
con Angel D'Agostino, Carlos Di Sarli e Osvaldo
Pugliese strumentali.
(febbraio 2007)
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Anita Calabresi, Torino
- Gavito ha portato il
tango fuori dalle milonghe e l’ha trasformato
in una specie di danza della vita. Riascolto
le sue parole dette in uno stage e mi riappare
non come maestro di tango ma un artista che
ti comunicava la sua filosofia poetica. Penso
di averla fatta mia almeno in parte. In un certo
senso io continuo ad essere la sua allieva dentro
e fuori dal tango.
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Natascia Kasthanka, San Pietroburgo
– Credo che Gavito sia stato
l’unico a trasformare il tango in un’arte.
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Daniele Vismara, Lecco
- Non capivo esattamente cosa
volesse dire Gavito quando ci insegnava che
il tango è semplicemente un modo di camminare.
Però ascoltando la musica con tutte le
sue sfumature, accompagnandola con tale partecipazione
da far dimenticare una mezzaluna o un voleo,
il vero gesto tecnico diventava la trasformazione
della coppia in una unità-persona di
cui si poteva scorgere l’anima.
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Roberta C., Milano
- Ho avuto la possibilità
di ballare due volte con Gavito. Naturalmente
non assomigliavo neanche lontanamente ad una
tanguera, eppure Gavito mi faceva apparire come
la regina della sala. Non so come facesse, un
prodigio…
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Veronika M., Ljubiana
- Molti maestri mi hanno insegnato
il tango, Gavito mi ha insegnato ad amarlo
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Bruno Cameo, Salerno
- Non ho mai preso una lezione
di tango da Gavito, l’ho soltanto sentito parlare
in una milonga, qualcosa che è durata
una ventina di minuti. Accompagnavo una ragazza,
non ballavo. Per me è stato più
fondamentale di uno stage. Ho capito cos’era
il tango. E poi, per la parte tecnica, mi sono
iscritto ad un corso.
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Luigina Fusco, Firenze
- Non potrò mai dimenticare
Gavito. Ho ballato soltanto un tango con lui
una notte a Pisa ma mi ha dato tali emozioni
che ancora adesso mi fermano il respiro.Ero
poco più di una principiante.
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Amanda P., Roma
- Credo che chi abbia conosciuto
Gavito sia d’accordo: io propongo di ricordarlo
con una festa che si potrebbe ripetere ogni
anno. Sarebbe un modo per sentirlo ancora vicino
a noi, con il suo sguardo intenso, il suo sorriso,
il suo inimitabile tango. Roma è una
città ideale per radunare ballerini e
ballerine che vengono dal sud e dal nord. E
poi è qui che Gavito ha ballato per l’ultima
volta.
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Carlo Vismara, Milano
- Uno stregone nero come il petrolio
cammina sul Pico Truncado… uno stregone feroce
azzanna la sua tristezza… uno stregone arcobaleno
vola sul mondo e avvolge a sé la delicatezza,
la trasparenza, la sensualità, la purezza
fino alle movenze che profumano di torta di
Maria… il tempo è passato così
veloce?
Uno stregone volante ci ha preso per mano, uno
stregone atorrante ci ha stretto nel suo abbraccio,
ha alleggerito i nostri corpi e varcando l’ingresso
della milonga della sua vita ci ha donato la
sua straordinaria storia, il suo tango così
magico. Il suo tango, una sciarada di attese
inattese, di emozioni che vivono e implodono
compresse nella passione dei ballerini, colpevolmente
innocenti di un’illusione che li unisce, complici
e immobili, nell’equilibrio perfetto di una
pausa.
Uno stregone che odia i finali, si scusa e dice:
ho ballato solo il tango… lui non finirà,
lo stregone dal tango infinito.
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Dossier
Gavito |
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