- Quando vi
presentate in uno stage davanti ai ballerini sembra che voi
li amiate. Perchè?
- Non vogliamo far pesare la nostra posizione di
maestri, psicologicamente è importante che questo dislivello
fra il maestro e gli allievi venga eliminato. Ma non è una
scelta strategica, a noi piace così, creare un clima d'affetto.
Se c'è meno soggezione negli allievi, penso che imparino di
più.
- Voi siete spesso in Italia per gli stages.
Quale idea vi siete fatta del rapporto fra gli italiani e
il tango: è quasi naturale, un adattamento più o meno facile
ad un ballo, un atteggiamento ?
E' una sfida. Gli italiani sono portati per il ballo,
sanno che il tango è difficile e vogliono impararlo. In Argentina
non è proprio così, gli argentini non nascono per il ballo,
addirittura il ballerino passa per un effeminato. La grande
differenza è che gli argentini ballano il tango in modo naturale,
ballano come vivono. La camminata degli italiani nella milonga
è il risultato di una, forse dieci lezioni. Gli argentini
camminano così per la strada.
- In Italia la classe operaia non balla
il tango e neanche quella borghese. Che ragione c'è?
- Anche in Argentina è così, penso sia un fatto culturale.
In Argentina su 35 milioni di abitanti forse sono 500 mila
quelli che ballano il tango. La storia è un po' diversa, il
tango è nato come ballo molto popolare ma poi l'aristocrazia
l'ha stanato e non l'ha più restituito alla gente umile.
- Si parla di una comunicazione fra i due partner. La sorgente
può nascere dall'esecuzione di una figura?
- No assolutamente. La tecnica è solo un mezzo. La
relazione è fra me e la musica, è la musica che mi suggerisce
la figura. Se non c'è la invento.
- Una coppia di principianti, capaci soltanto di camminare
e di andare sul cinque, può ballare un buon tango?
- No, il tango non è così superficiale. La tecnica
è importante, due anni di studio impegnato sono il minimo
per impadronirsi di una tecnica capace di aiutarci ad esprimerci.
Altrimenti non stiamo ballando il tango.
- Da qualche parte, forse in Francia, non è difficile trovare
una coppia formata da due donne. Si direbbe che due persone
stregate dal tango non debbano necessariamente corrispondere
ad una donna e a un uomo. Forse si possono anche immaginare
coppie di uomini. E' così?
- No e no. L'incastro naturale è fra un uomo e una
donna, altrimenti non è tango. Per me è così. A San Francisco
c'è un maestro argentino che insegna tango ai gay, io non
lo farei.
- Le passionalità di un uomo e di una
donna nel tango sono identiche?
- Si, identiche.
- A Dinzel non piace sentir dire che l'uomo marca, dice che
l'uomo propone e adesso si dice che la donna può proporre
quanto un uomo nel tango. Sei d'accordo?
- No, non può essere. Il mio ruolo è quello di dare
dei comandi, cosa c'è di offensivo? E non concederei mai a
una donna la possibilità di proporre qualcosa. No assolutamente.
La donna ha il suo lavoro di adorni, nient'altro. Questo non
significa che nel mio modo di ballare il tango la donna non
sia in una posizione primaria. Io ballo per Claudia.
- Quali sono nel tango i
luoghi comuni da cancellare per sempre?
- Qualche volta sento dire che è un ballo per i vecchi.
Non è vero. Una coppia di giovani balla in modo diverso da
una coppia di vecchi, ci può essere un'energia diversa e una
velocità diversa ma nient'altro.
- E'
meglio ballare il tango cantato o il tango strumentale?
- Una volta, ai tempi delle orchestre, non si ballava
il tango cantato per rispetto del cantante. A me piace anche
ascoltare le parole di un tango, mi identifico in qualcuno.
In Yra-Yra io mi identifico nella società.
- Ma la musica può smentire le parole?
- E' quasi impossibile. Una musica triste non accetterebbe
parole comiche. |
-
E' meglio ballare con un'orchestra o con un buon cd?
- Con l'orchestra la sensazione è diversa, non è sempre
uguale, il cd dà più sicurezza ma l'orchestra dà più emozioni.
- Qual
è il tuo tango?
- Il sogno del pibe. Un ragazzo sogna di giocare al
pallone, di entrare in una grande squadra, fa un gol e la
fa vincere. Io mi ricordo di quando ero quel ragazzo. Invece
del gol sognavo il tango ma anch'io volevo vincere.
- Secondo tutti i ballerini la Cumparsita di For ever Tango
è la più bella. Chi l'ha arrangiata?
- Lisandro Adrover, il bandoneonista. E' figlio di
italiani. A me piace anche la Cumparsita del Sexteto Major
con José Libertella e Luis Stazzo al bandoneon. Sono altri
due figli di italiani.
- Italiani, italiani. Che cosa pensate in Argentina dell'italianità
del tango?
- Noi sappiamo che gli italiani emigrati a Buenos Aires
hanno partecipato molto alla nascita e anche alla crescita
del tango.
- Si può immaginare che il tango sarebbe
magari nato in Italia se non ci fosse stata la necessità di
emigrare?
- No, il tango è nato in certe condizioni di vita,
in una situazione che c'era solo a Buenos Aires, gli italiani
hanno potuto esprimersi all'interno di una società argentina
che aveva dei suoi colori come la disperazione, la solitudine.
Pensiamo alla solitudine. Un uomo invitava una donna a ballare
e cercava tre minuti di felicità con questa donna. La abbracciava
e questo abbraccio era l'unica cosa che aveva. Per tre minuti.
Poi tornava povero.
- Qual è il passo più bello che hai creato?
- No, io non ho mai creato un passo, semmai attuo la
coordinazione di un movimento con un cambio di velocità ma
non posso dire che questo modo di ballare sia stato inventato
da me. Ecco, io ho un modo di ballare, non uno stile come
può essere quello di Dinzel o di Naveira. La mia personalità
si manifesta nel movimento. L'obiettivo è ballare nel tempo
musicale, ballare sempre dentro la musica. Questa è l'eleganza
massima nel tango, è magnifico realizzarla nella milonga.
- L'applauso della milonga è uguale a quello di un teatro?
- E' uguale.
- In una sola parola, cos'è il tango?
- Espressione.
- La nascita del gesto espressivo è nella musica o nella libertà
di interpretarla?
- E' nella storia di ognuno di noi, la mia espressione
nasce dalle mie emozioni.
- Così, quando nel tango si parla di libertà, si parla di
libertà d'espressione?
- Esattamente, esattamente.
- Quando il tango non è tango?
- Quando non ha emozioni. Però bisogna dire delle cose.
Sarebbe strano vedere una coppia di argentini senza emozioni,
non è così strano se una coppia di svedesi o di norvegesi
balla un tango con meno passionalità. Il tango dei giapponesi
ad esempio è giapponese e basta. Nella loro cultura c'è l'idea
di trattenere ogni sentimento, ridere, piangere. Beh, è un
tango un po' diverso.
- E com'è il tuo tango?
- Nella milonga io ballo per Claudia, in un teatro
io e Claudia balliamo per il pubblico.
- Tutti i teatri sono uguali?
- Eh no! Se balliamo a Buenos Aires, se balliamo al
Teatro Colòn davanti a 3500 persone, quello è il massimo.
E' come sentirsi al centro del mondo, capisci?
(Dicembre
2002)
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