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testo di Massimo Di Marco

El Pibe ha vinto

Ricardo Maceiras

El Pibe Sarandì con
"El Cachafaz", il libro scritto da Massimo Di Marco

Leticia Lucero
El Pibe Sarandì e Leticia Lucero

COSI RICARDO MACEIRAS HA TROVATO LA FORZA DI USCIRE DALL'INFERNO

Nella milonga a 7 anni, il primo ballo a 13. Ha cominciato a insegnare a 53 anni, adesso è un mito.

milonga “Cominciava l'epoca del tango muerto e io avevo tredici anni.” Ricardo Maceiras scrive tredici col dito su un tavolino un po' in disparte dell'Acqua Potabile, trattiene per un attimo il respiro e si gira verso la tenda rossa tirata sull'ingresso come se stesse entrando qualcuno. E' solo un soffio del vento, uno di quei temporali di fine giugno sta facendo tremare le antenne della televisione sui tetti di Milano. Alfredo Granado e Leticia Lucero stanno facendo lezione, le coppie disegnano sulle mattonelle della vecchia milonga l'ocho cortado. Maria Campos aveva ballato per due anni nella Compañia Gente de Tango di Alfredo Granado. In gennaio sa che è a Buenos Aires con Leticia, li incontra e li invita alla milonga El Beso dove Ricardo Maceiras sta tenendo una lezione. Poco dopo è già sull'agenda di Alfredo Granado. Lo porterà a Milano per uno stage di tango e milonga con traspié.

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- Ti dico: "Avevo tredici anni e avevo i calzoni lunghi come i miei amici che erano più grandi di me. Ci ritrovavamo al bar, parlavamo delle squadre di calcio, di automobili, di cinema. Erano importanti i calzoni lunghi, ti davano sicurezza, non eri più un bamboccio, capisci? Era un giorno qualsiasi della settimana, un mercoledì metti. Mi piazzo in mezzo al bar e mi vien fuori quasi un urlo".Era un locale uguale a tanti altri di Sarandí, un barrio di Avellaneda, la prima città della Grande Buenos Aires attaccata a La Boca dai ponti che scavalcano il Riachuelo dove i fidanzatini alla domenica vanno sulle barche prese a noleggio. Don Enrique Maceiras era di origini spagnole, veniva da un'affollata famiglia di La Coruña, erano undici fratelli falciati, poco alla volta, dalla tubercolosi. Avellaneda si chiamava così dal 1904, da quando aveva preso il nome di Nicolàs Avellaneda, Presidente della Repubblica Argentina dal 1874 al 1880, giornalista e avvocato, un uomo con molte qualità diplomatiche che ha avuto il compito e la capacità di ridurre le tensioni tra Buenos Aires e la sua immensa periferia che si sentiva trascurata ed abbandonata. La città, trecentocinquantamila abitanti verso la fine del 2001, era giovane quando Don Enrique, gerente di una banca, è andato a cercare una casa nel barrio di Sarandí con sua moglie. Una casa bella nella quale sono nate Alida, Marta, Nené e Susi. E poi è arrivato Ricardo Enrique, pieno di ricciolini e di sorrisi. Il tango era ancora molto diffuso a Buenos Aires. Un fratello di Don Enrique, un altro Ricardo Enrique, lo ballava e lo ballavano anche Nenè e Susi ma solo fra di loro. Quando Susi ha compiuto 18 anni (Nené ne aveva 20) ha chiesto a Don Enrique il permesso di andare una domenica al Circulo Friulano.

Nessun ostacolo ma sarebbero state accompagnate dal loro fratellino. Ricardo ricorda che aveva 7 anni e che l'orchestra era quella di Osvaldo Pugliese. El Negro Mela aveva introdotto la serata e subito il cantante dell'orchestra, l'italiano Alberto Morán, aveva cominciato ad incantare i ballerini. Non capiva cosa fosse questo tango e siccome si annoiava a vedere le coppie che si abbracciavano, si era rifugiato in fondo alla sala e prendeva a calci i tappi delle birre. Compiuti gli 8 anni, ecco la tragedia. Una lunga malattia uccide anche Don Enrique e le donne che riempiono la casa non si dànno pace, non riescono a riorganizzarsi.

Ricardo comincia ad infilarsi nei bar del quartiere. All'inizio era solo, giocava con il bambino del padrone, rimediava qualche aranciata. Quando si è mescolato fra i ragazzi di 16 o 20 anni nel suo bicchiere è arrivato un po' di tutto, non c'è voluto molto per lasciarsi catturare da abitudini ben distanti dalla sua età, destinate a progredire ed a spingerlo anche verso quelle bustine che si potevano ottenere in cambio di piccoli favori o acquistare dagli spacciatori che non avevano le tasche imbiancate dal borotalco. Passano gli anni. Gli capita di accompagnare ancora le sorelle al Circulo Friulano. Non gioca più con i tappi delle birre, si siede e guarda. A casa aspetta che le sorelle escano, nella camera da letto della mamma c'è un armadio a tre ante e su quella centrale c'è incollato uno specchio. Si mette lì davanti e fa i suoi passi, impara a ballare il tango così. La mamma qualche volta se ne accorge. Lo incoraggia, gli dice che è bravo. E' così che quella sera, tredici anni compiuti, decide che è arrivato il momento di ballare. -Ragazzi, sabato andiamo alla milonga!
- Ma tu cosa ci vieni a fare ?
- A ballare il tango
- Sei diventato matto o cosa? La milonga era El Deportivo del Sur, zeppo di donne sui cinquanta. Ne invita una a caso. Funziona. Finito il primo tango ne comincia un altro. Gli piace. Le signore sorridono, si mandano segnali scherzosi, però sono compiaciute. Il ragazzo è abbastanza alto, è carino, gentile. Perché no? Un poco alla volta Ricardo diventa El Pibe de Sarandì. Ma al di là del tango, il suo inferno continua. E peggiora.

La tentazione di guadagnare in una settimana quanto gli altri guadagnano in un mese è un incontro frequente negli ambienti delle scommesse clandestine. Questa attività offre dei buoni vantaggi se ancora non si conoscono le regole che dividono le cose buone dalle cose cattive. Per esempio si può acquistare una bella automobile inglese, una Morris Ten. Il fatto di avere 15 anni non è rilevante se si imbrogliano un po' le carte, tipo l'esame di guida, la patente, le varie registrazioni. Avanti così, in un mondo di fuorilegge dove però si può anche imparare qualcosa, il rispetto.

Gli anni passano, la sua vita non cambia. Però Ricardo Maceiras è ormai, decisamente, El Pibe de Sarandi e questa fama lo aiuta. Nel 1964 partecipa ad uno spettacolo televisivo di Canal Once. In prima fila c'è una coppia mitica di Buenos Aires, Gloria y Eduardo. Dietro, a sinistra, c'è lui con una ragazza ed a destra, con un'altra, il suo amico Carlo Gavito. - Vivevamo assieme, eravamo come fratelli. Io ero El Pibe e lui El Viejo.
- Perché?
- Perché io sono nato il 28 aprile, lui il 27. Quindi io ero più giovane.

Sto parlando del 1942, il tango camminava sui tappeti rossi a Buenos Aires. Si è ammalato dieci anni dopo, quando sono arrivate le nuove musiche
- Tipo il rock and roll?
- Sì, ma la musica americana non avrebbe mai superato la musica di Buenos Aires se in Argentina non fosse arrivata la dittatura militare. I poeti del tango, molti di questi poeti voglio dire, raccontavano cose che ai militari davano fastidio, Un Enrique Discepolo per esempio era col popolo ed è stato bloccato. Nel 1955 è cominciato il Tango Muerto. Poi trent'anni dopo, all'inizio del 1985, è risorto e io l'ho ripreso dove l'avevo lasciato nel 1964 davanti alle telecamere di Canal Once. Accidenti, avevo 22 anni. Volevo cambiar vita.
- E' questo che hai fatto?
- Non proprio, ho cambiato mestiere. Facevo il venditore.
- Di cosa?
- Oh, di tutto. Asciugacapelli, motociclette, automobili
- E Carlo Gavito?
- Ci siamo un poco allontanati perché io ho conosciuto una ragazza, Claudina.
- Ballava?
- Non ballava. Camminava per la strada, una strada del centro. Ho cominciato a parlarle e due anni dopo ci siamo sposati. Si chiamava Claudina Cocorda, figlia di italiani.

El Pibe la amava ma il matrimonio è durato 8 anni, il tempo di far nascere e crescere un po' Guillermo e Laura. Nell'ombra dei bar, dove troppo spesso andava a sedersi ad un tavolo, la sua vita di ragazzo risbucava con i suoi tormenti, la mano si allungava verso la bottiglia, il bicchiere, qualcos'altro. Claudina a poco alla volta, un giorno dopo l'altro, svaniva davanti ai suoi occhi, inghiottita da una vita diversa. Con i ragazzi però non era così. Laura si è laureata in psicologia e Guillermo in architettura. Guillermo viveva con lui, voleva proteggerlo dalle sue debolezze che lo facevano invecchiare prima del tempo, ormai lo stavano sfinendo. Un giorno, nel 1994, si sente male. Ha persino la percezione di non farcela più, di morire. - Guillermo corre vicino a me, mi abbraccia.
- Papà, dai papà resisti, io ti aiuto.

Ricardo Maceiras intravvede uno spiraglio, alcuni giorni dopo ha superato la crisi, dice basta alla bottiglia e basta al resto. E' il 10 novembre 1994. Poco più di un anno dopo, il 19 novembre 1995, dice basta anche alle sigarette. La stessa facilità che l'aveva fatto diventare uno schiavo adesso l'aveva liberato. Era una vita nuova, stava bene, i figli, una donna, forse due.
- Ma ero rimasto senza lavoro. Mi domandavano cosa sapessi fare. Non so fare niente, so soltanto ballare il tango. E allora insegna! E così ho cominciato ad insegnare, mi sono aggrappato al tango con tutta la mia rabbia, non volevo tornare indietro, ricascare. Non volevo, no. Avevo cinquantatré anni, che storia. Lavorava in una scuola, le solite cose. Gli allievi, i principianti, gli avanzati, quelli che finiscono lì tutto dopo quattro mesi, quelli che diventano bravi. E quasi tutte le sere in milonga a farsi vedere, ballare, parlare. Cinque anni così. Una sera una ragazza gli punta addosso gli occhi e lui se ne accorge. Le sorride. - La chica mi viene vicino
- Lo sai che mi piace come balli?
- Balliamo!
- Non voglio ballare, voglio parlare con te.
- Vuoi chiedermi qualcosa?
- Sapresti insegnare quello che stai facendo?
- Sì!
- Allora vieni con me negli Stati Uniti, c'è una scuola di tango, ti offro sessanta giorni di lavoro. Partiamo, andiamo ad Atlanta.
Quando ritorna a Buenos Aires non è più Ricardo Maceiras. E' quello di una volta, El Pibe Sarandì. I giornali gli dedicano qualche attenzione, anche la televisione anche le milonghe più affermate, l'ambiente lo accoglie come un artista. E' il protagonista di due film, Canción desesperada e Rosas, Rosas, Rosas. Lo chiamano a Londra e in Germania. A Londra c'è suo figlio in vacanza con la moglie. Tiene uno stage con 90 allievi e balla in una vecchia milonga, La Cripta.

I proprietari sono gli stessi impresari di uno spettacolo di tango, si chiama El Once anche questo: il destino incrocia le sue trame. Nella sua vita entrano due donne, un'argentina (Martita Famà) che lo aiuta nella scuola di ballo e una tedesca, Daniela Rebeike detta La Alemana, sua partner nello show. - A Buenos Aires non sono contenti, vorrebbero che la mia compañera fosse sempre un'argentina ma io penso che il tango sia di tutti. La lezione di Alfredo Granado e di Leticia Lucero è finita. Adesso comincia la milonga, El Pibe Sarandì è l'ospite d'onore, deve aprire la serata. Invita Leticia, così bella e così brava. Un tango, poi un altro, poi un altro. El Pibe Sarandì è ormai preso da quella musica che l'ha fatto rinascere e l'ha fatto vincere. Sorride, è felice. Sembra un ragazzo.

(2002)

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