Il tour italiano in febbraio, regia di Laura Escalada Piazzolla

Arriva in Italia Maria de Buenos Aires, per la prima volta nella versione originale nel 40° anniversario del debutto avvenuto nel maggio 1968 al Planet Theatre di Buenos Aires. L’operita è nella storia della creatività argentina, una fusione tra la musica di Astor Piazzolla e la fantasia letteraria di Horacio Ferrer, poeta, scrittore, trascinatore del tango sulle strade del mondo.

La regia è di Laura Escalada Piazzolla, vedova del compositore, intimamente legata ai contenuti artistici di questo capolavoro che gli appassionati sanno quanto sia stato amato anche da Milva. Il cast è assolutamente argentino: Maria è Patricia Barone, el cantor è Sebastian Holz e El duende è Juan Vitali.

In questo momento di grande tango in Italia, grande moda, grande impiego di tutte le musiche, dalle origini al tango nuevo, gli insegnanti si stanno domandando cosa si possa fare per far capire cosa vi sia dietro il tango, che non è soltanto un ballo. Ecco con Maria de Buenos Aires una flebo di argentinità, una full immersion irrinunciabile per calarsi nella cultura argentina. Si potrà applaudire il genio di Piazzolla attraverso una regista perfetta che ha voluto curarsi anche dei costumi: ed anche il genio straordinario di Horacio Ferrer, artista del pensiero e delle parole che in sé ha riunito la poesia della strada e quella del palazzo. Come nella prima esecuzione l’opera viene rappresentata in forma semi-scenica, con tutti i musicisti presenti sul palco insieme alle voci soliste e al coro.

Maria de Buenos Aires pensata in origine per una realizzazione radiofonica, è strutturata in due parti, ognuna delle quali formata da otto brevi quadri. L’argomento trae spunto da una leggenda metropolitana che narra di María, operaia di un’industria tessile di Buenos Aires che, dopo essere diventata una cantante di tango, entra in una casa di tolleranza dove muore ancora molto giovane. Viene seppellita nella Buenos Aires degli anni ’10, e su di lei crescerà la città. Metafora e simbolismo sono il sale di tutta la vicenda, e il testo di Ferrer mescola in un tradizionale rito latino-americano il sacro e il profano. Questa produzione di Studiomusica, l’organizzazione modenese.

Impegnata nell’arte tout-court, darà a chiunque la possibilità di vivere o, con l’immaginazione, rivivere un’idea fondamentale del tanto famoso teatro argentino del fantastico. Si andrà a teatro per imparare il tango anche così, seduti in poltrona, con gli occhi su una finestra miracolosamente spalancata verso l’Argentina di quell’epoca, madre di quella che Piazzolla ha definito “la musica di Buenos Aires”.