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testo di Massimo Di Marco

Foto di Mario Albarracin - www.tanguera.com

Tanguera, due donne e il tango post moderno

Mora Godoy e Maria Nieves Riego protagoniste di uno spettacolo di tango che non racconta la storia del tango. E i ballerini diventano un po' attori

Mora Godoy
 
Tanguera
 
Tanguera
 
Maria Nieves
Mora Godoy Cambia nel tango il modo di fare teatro?
A Buenos Aires l'8 febbraio è andato in scena al Nacional, apprezzato anche dai tradizionalisti, "Tanguera", titolo di un buon pezzo di Mariano Mores e di un nuovo lavoro teatrale che miracolosamente non racconta la storia del tango. Anche se necessariamente la tocca, è un tentativo per allontanarsene nato da una riflessione di Mora Godoy e del suo compagno di vita, il produttore Diego Romay, che ha investito nel progetto oltre il milione di dollari. C'è voluto del coraggio ma ancor più audace è stata l'idea di affidare questo teatro innovativo alle donne. Accanto a Mora Godoy è apparsa infatti in un ruolo di pari importanza la leggendaria Maria Nieves Riego, compañera per tanti anni di Juan Carlos Copes.

I tangueros non mancano, però anche qui c'è una novità: i tanghi non vengono ballati per intero allo scopo di uscire dallo stereotipo e il "numero uno", benché integrato, non è argentino ma brasiliano, Antonio Cervila Junior, più semplicemente "Junior". Quanto "Tanguera" è un lavoro di rottura e dove porta l'intenzione di allontanarsi da un "già visto" durato più di un secolo, da quando Ezequiel Soria ha mandato in scena nel 1897 "Justicia criolla" ?

Non si può parlare di una lenta evoluzione, semmai di una costante conferma ritmata da spettacoli famosi tutti del genere storico-musicale: "Los dientes del perro" nel 1918 con Manolita Poli che canta "Mi noche triste", la "Historia del tango" del 1932 rappresentata alla Sociedad Rural con la regia di Enrique Santos Discepolo.

E ancora, qualche anno dopo, la "Muchacha del centro" di Francisco Canaro e Ivo Pelay per arrivare nel 2000 ad Angel Miguel Zotto e ad "Una noche de tango" che non dimentica il passaggio da Parigi dove il tango si corrompe fino a diventare svenevole. Mora Godoy è rimasta sette anni nel "Tango x2" ed è stata la testimone principale di una ricostruzione storica quasi millimetrica del tango. Ad ogni epoca corrisponde un modo di ballare diverso perché sono diverse le musiche ed è diversa la tecnica. Angel Miguel Zotto è stato bravo a ritrovare ogni cosa, non solo del ballo che continuava a cambiare ma persino la foggia delle scarpe, il colore delle giacche e dei pantaloni, gli abiti delle compañeras che si aprivano sempre di più.

Superare la bellezza di "Una noche de tango" è impossibile, si possono solo fare delle brutte fotocopie. E' per questo che si vuole uscire dallo stereotipo, e a quale scopo se lo stereotipo piace?
- "Ad un certo punto - dice Mora Godoy- mi sono accorta che avevo bisogno di un altro tipo di storia" Per comprendere che cosa avesse esattamente in mente c'è "Tanguera".

Il sipario si apre su una cartolina del 1900. Nel porto di Buenos Aires arriva un bastimento dal quale scendono ragazze e ragazzi, tre signore di una certa età, un'altra col pancione, un'altra ancora con in braccio un fagottino che fa pensare a Carlitos Gardel. L'ultima a scendere è una ragazza molto bella, snella, tacchi a punta. E' "la Francesita" (Mora Godoy) attirata a Buenos Aires da una promessa di matrimonio e poi spinta in un postribolo governato da Madame (Maria Nieves Riego). Ma anche in un postribolo può esserci l'amore. Lorenzo (Juan Pablo Horvath) si innamora della "Francesita" e lotta con Gaudencio (Junior) ed El Rengo (Ricky Barrios), due della mala. La storia continua poi in un conventillo.

Scene risapute, una vicenda che ha l'età di Buenos Aires. Allora?
Le differenze tra il vecchio e il nuovo sembrano essere almeno tre. Una è il modo di sentire il tango, il ballo è espressione d'amore, puro linguaggio: la musica viene acchiappata ed abbandonata secondo le circostanze, nulla apre il tango e nulla lo chiude. La volontà di scappare dallo schema tecnico del ballo è chiarissima.

Ai protagonisti della "Tanguera" poi non si chiede soltanto di ballare ma di recitare e se la recitazione non supera la danza è vero che l'intensità teatrale molto spesso prevarica il tango.

Nel lavoro è molto presente la mentalità di Omar Pacheco, direttore della compagnia dei ballerini, che esce per la prima volta allo scoperto dopo anni di scantinati nei quali ha messo in scena, tra le cassette della frutta e le damigiane vuote, un tango post-moderno che ha conquistato Mora Godoy. Il pubblico ha colmato il Nacional per un mese senza muovere una critica, disposto ad accettare l'idea che lo spettacolo di tango può anche cambiare. Poi la compagnia è partita per l'Europa, prima tappa la Spagna.

( 2004)

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