E ancora,
qualche anno dopo, la "Muchacha del centro" di Francisco
Canaro e Ivo Pelay per arrivare nel 2000 ad Angel Miguel
Zotto e ad "Una noche de tango" che non dimentica il
passaggio da Parigi dove il tango si corrompe fino a
diventare svenevole. Mora Godoy è rimasta sette anni
nel "Tango x2" ed è stata la testimone principale di
una ricostruzione storica quasi millimetrica del tango.
Ad ogni epoca corrisponde un modo di ballare diverso
perché sono diverse le musiche ed è diversa la tecnica.
Angel Miguel Zotto è stato bravo a ritrovare ogni cosa,
non solo del ballo che continuava a cambiare ma persino
la foggia delle scarpe, il colore delle giacche e dei
pantaloni, gli abiti delle compañeras che si aprivano
sempre di più.
Superare la bellezza
di "Una noche de tango" è impossibile, si possono solo
fare delle brutte fotocopie. E' per questo che si vuole
uscire dallo stereotipo, e a quale scopo se lo stereotipo
piace?
- "Ad un certo punto - dice Mora Godoy- mi sono
accorta che avevo bisogno di un altro tipo di storia"
Per comprendere che cosa avesse esattamente in mente
c'è "Tanguera".
Il sipario si apre su
una cartolina del 1900. Nel porto di Buenos Aires arriva
un bastimento dal quale scendono ragazze e ragazzi,
tre signore di una certa età, un'altra col pancione,
un'altra ancora con in braccio un fagottino che fa pensare
a Carlitos Gardel. L'ultima a scendere è una ragazza
molto bella, snella, tacchi a punta. E' "la Francesita"
(Mora Godoy) attirata a Buenos Aires da una promessa
di matrimonio e poi spinta in un postribolo governato
da Madame (Maria Nieves Riego). Ma anche in un postribolo
può esserci l'amore. Lorenzo (Juan Pablo Horvath) si
innamora della "Francesita" e lotta con Gaudencio (Junior)
ed El Rengo (Ricky Barrios), due della mala. La storia
continua poi in un conventillo.
Scene risapute, una vicenda
che ha l'età di Buenos Aires. Allora?
Le differenze tra il vecchio e il nuovo sembrano essere
almeno tre. Una è il modo di sentire il tango, il ballo
è espressione d'amore, puro linguaggio: la musica viene
acchiappata ed abbandonata secondo le circostanze, nulla
apre il tango e nulla lo chiude. La volontà di scappare
dallo schema tecnico del ballo è chiarissima.
Ai protagonisti della
"Tanguera" poi non si chiede soltanto di ballare ma
di recitare e se la recitazione non supera la danza
è vero che l'intensità teatrale molto spesso prevarica
il tango.
Nel lavoro è molto presente
la mentalità di Omar Pacheco, direttore della compagnia
dei ballerini, che esce per la prima volta allo scoperto
dopo anni di scantinati nei quali ha messo in scena,
tra le cassette della frutta e le damigiane vuote, un
tango post-moderno che ha conquistato Mora Godoy. Il
pubblico ha colmato il Nacional per un mese senza muovere
una critica, disposto ad accettare l'idea che lo spettacolo
di tango può anche cambiare. Poi la compagnia è partita
per l'Europa, prima tappa la Spagna.
(
2004)
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