Adesso
la storica sala milanese di Piazza Carbonari si chiama
H2O, una divertente trovatina della cooperativa che
la gestisce proponendola a feste di laurea e di compleanno,
purché la richiesta non cada di giovedì o di venerdì,
i giorni sacri del reggae, quando da Londra o addirittura
dalla Jamaica arrivano i d.j. più celebri.
L'ultimo, il giorno prima,
era stato David Rodigan che ha portato dalla sua tana
londinese un pacco di dischi in vinile, qualcuno regalatogli
da Bob Marley in persona. Dieci anni fa Marina Fuhr,
appena arrivata dall'Argentina, qui dentro aveva costruito
passo dopo passo il suo tempio. Al sabato si ballava
il liscio, al tango spettava il mercoledì. Partenza
alle 21 con Francisco Canaro, arrivo alla 1, qualche
volta alle 2, con Astor Piazzolla. E un finale con quattro
o cinque versioni della Cumparsita selezionate dal musicalizador
di origine controllata, il grande Marcelo, chitarrista
e anche un po' poeta.
Tutto è stato splendido
per anni, con stages di Osvaldo e Miguel Angel Zotto
e un'esibizione di Rodolfo Dinzel (avvenimenti memorabili)
fin quando sul mercoledì si è abbattuta un'amichevole
concorrenza che ha quasi svuotato la sala. Prima il
Tropicana e poi il Café Caribe erano più attraenti e
più grandi, perciò più adatti ad un tango in crescita
che, oltretutto, non aveva ancora visto nascere le milonghe
che abbondano adesso in Lombardia, salvo l'impiego di
una biblioteca a Bergamo, uno spazio piccolo ma molto
amato.
Quando Marina Fuhr si
è allontanata da Piazza Carbonari per spostarsi in una
nuova milonga di Via Mecenate, molto presto inghiottita
in modo inesorabile dalla salsa cubana e dintorni, era
già cominciato il 2000.
L'Acqua Potabile è andata
avanti ancora un po' con il ballo liscio e con feste
africane da non credere, autentici spettacoli teatrali.Poi
sono arrivati i peruviani con le loro danze folcloristiche
e, prima di una lunga stagione di flamenco, il tango
ha fatto una riapparizione con Alfredo e Letizia. Un
mordi e fuggi concentrato più che altro sulle lezioni
ed un doposcuola. La sala denunciava dei problemi. L'antica
macchina verdastra nascosta dietro un palcoscenico,
per lunghi anni usata per filtrare l'acqua del Lambro
che scorre sotto la vicina Melchiorre Gioia, mandava
esalazioni fastidiose.
Magari dopo una mezzora
ci si faceva l'abitudine ma l'ingresso era da tapparsi
il naso. Lo spogliatoio era diventato un magazzino,
ai bagni veniva riservato un votaccio. Erano attraenti
i tavolini con la tovaglietta rossa e le candele che
Marina passava ad accendere come in un rito prima che
iniziasse la musica. Il pavimento era perfetto, non
di legno ma mai scivoloso. Semmai, se l'umidità saliva,
era necessario buttare qua e là del borotalco. Al bar,
ricavato in una saletta, c'era Azise, nero come tutti
i senegalesi, buono e divertente, un vocione da orco,
aveva cinquant'anni e ne dimostrava trenta.
Un mercoledì non si
è fatto più vedere, aveva trovato lavoro da un'altra
parte, tutti ormai capivano che la sala si stava fermando.
Il Comune di Milano sapeva che un giorno o l'altro sarebbe
successo ed aveva progettato una bonifica del locale.
Sapete come vanno queste cose, gli anni volano e non
succede niente. Fin quando, pochi mesi fa, a lavori
avviati e dopo un fortunato collaudo col reggae, a qualcuno
torna in mente il tango.
Chi potrebbe rilanciarlo?
Dopo un po' di riflessioni la scelta cade su "Las brujas
del tango" che è come dire le due tangueras che nel
2003 hanno inventato con successo il tango alla Galleria
Meravigli: Makiko Mori detta Maki e Giuseppina Gazzaniga
detta Giosi. Anche nel tango le donne protagoniste non
sono una rarità. Ormai più italiana che giapponese Maki
ha fatto amicizia con Giosi frequentando il Bellezza,
Alberto Colombo e Alessandra Rizzotti. Sono passati
nove anni, la passione è sempre uguale e semmai si è
raffinata. L'esperienza sostiene bene le loro iniziative.
Per inaugurare l'H2O da Venezia è stato invitato in
consolle Sabino Fabio Cirulli, detto Supersabino, ben
messo nella classifica nazionale dei musicalizadores.
E per rendere ultravincente la serata, ecco l'argentino
Pablo Logiovine con il suo bandoneón.
L'ha presentato Alejandro
Angelica che ha ricordato la sua prima apparizione italiana
all'Acqua Potabile (in effetti, un'esibizione proprio
con Marina Fuhr) e che ha detto: "Chissà perché la sala
sembra divenuta più piccola, come nei ricordi dei grandi
quando rivedono i posti dove sono stati da piccoli".
Una spiegazione ci sarebbe, i tavolini sono stati sostituiti
da tavoloni e lo spazio si è rimpicciolito. E' l'unico
cambiamento che potrebbe sollecitare una riflessione.
Per il resto, non c'è conflitto tra gli sfondi del reggae
e quelli del tango. I quadretti appesi da Marina con
tangueros disegnati o dipinti da vari artisti, ignoti
o noti ( immancabili i ballerini di Botero) sono stati
archiviati. Si potevano immaginare colorazioni stile
Jamaica, con il nero (la difficoltà del passato), il
verde (la terra fertile) e il giallo (la luce del sole).
Il nero in effetti c'è, schiaffato sul soffitto. Poi
le pareti sono arancione e il bar è rosso, sarà stato
un caso ma, il bianco a parte, sono i colori principali
del tango, il segno di un destino. Folla strabocchevole
con Pablo Logiovine che ha fatto del suo meglio per
non far pensare a quanto sia improbabile fare musica
con l'uso solitario del bandoneón. L'inizio era stato
fissato alle 23,30, un orario inconsueto. Ha voluto
essere un modo per passare tutta la notte col tango,
sino all'ora del cappuccino con la brioche, come accade
a Buenos Aires. Programmi e progetti sono in fase di
studio.All'inaugurazione c'era anche Marina Fuhr, appena
uscita da uno spettacolo a Milanodue. Occhi curiosi,
un po' sorpresi. Rimpianti, nostalgia? Mannò, il tempo
gira le pagine e la vita è così, è un tango.
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Pablo
Logiovine |
Supersabino |
(Maggio 2005)
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